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Come smettere di procrastinare

Indice.

Oggi parliamo di un argomento complesso, ma indubbiamente noto e conosciuto a tutti noi: la procrastinazione. In questo articolo analizzeremo i motivi che portano a procrastinare, le varie tipologie di procrastinatori e ti darò anche qualche consiglio rapido ed efficace per combattere questa fastidiosa abitudine.

Cosa si intende per procrastinazione?

In generale, quando parlo di procrastinare, mi riferisco a quella forza che ti obbliga a rimandare i tuoi doveri e le tue incombenze. Perché parlo di forza? Perché è un qualcosa a cui è difficile opporsi e che attrae irrimediabilmente verso altro. Altro che, in molti casi, è un giro su Facebook, un caffè, una telefonata poco importante ecc.

Perché procrastiniamo?

Arrivare a fine giornata senza aver concluso nulla, o quasi, rende insoddisfatti, frustrati e alimenta una sgradevole sensazione di ansia e preoccupazione. Sai che quanto hai rimandato non è svanito, anzi, si andrà a sommare alla pila di lavori non terminati. Per risolvere la situazione, dovrai lavorare il doppio o persino il triplo: ma allora perché, anche sai bene che è un atteggiamento dannoso, non puoi proprio farne a meno?

Per una mancanza di organizzazione e una cattiva gestione del tempo

Saltare da un compito all’altro, con la convinzione di essere “più produttivi e multitasking” non ti rende in realtà né più produttivo, né più efficiente. Questo perché il nostro cervello è tarato per cercare di risparmiare energia e risorse.

Cambiando continuamente l’oggetto della tua attenzione hai un grande dispendio di energia che a fine giornata:

  • Ti farà sentire esausto;
  • Non ti darà i risultati sperati. Anzi, probabilmente il tuo lavoro avrà bisogno di ulteriori modifiche e revisioni: il che significa altro tempo, altro sforzo mentale e un doppio, se non triplo, consumo di energia neurale.

Spesso essere multitasking vuol dire anche rimandare l’impegno più gravoso della giornata. Ti sarà certo capitato di dirti “risolvo prima i problemi minori, e poi mi concentro su quello che ha più bisogno della mia attenzione”. Ottimo ragionamento, certo, ma solo nella teoria. Nella pratica, e nella maggior parte dei casi, si finisce invece con il rimandare proprio il problema più importante per mancanza di tempo ed energie.

Il mio consiglio è quello di evitare il multitasking e concentrarti per prima cosa su quello che istintivamente vorresti rimandare: concludere la giornata con i lavori più rapidi, e che richiedono minor energia, sarà un ottimo modo per aumentare la tua soddisfazione personale.

Perché non sappiamo gestire la nostra parte emotiva

Abbiamo cioè la convinzione di dover essere nel giusto stato d’animo per poter affrontare determinati compiti: è un pensiero tanto comune, quanto sbagliato. Aspettare il giusto stato d’animo potrebbe significare aspettare per giorni, settimane o mesi. Agire secondo questa convinzione è in realtà solamente un modo per autogiustificarsi e non uscire dalla propria zona di confort.

Perché tendiamo all’evitamento

Siamo cioè predisposti ad evitare le nostre paure, a cercare di non affrontare quanto ci mette a disagio: il meccanismo che mettiamo in atto è proprio quello di rimandare.

Il problema di questo meccanismo è, come già detto, che rimandare non fa altro che aumentare la tua ansia e rischia di farti cadere in un brutto circolo vizioso. Più ti senti in ansia e più la tua ansia cresce, e più cresce, più portare a termine il compito che ti sei prefissato ti sembrerà impossibile. Più ti sembrerà impossibile, più continuerai a rimandarlo a causa dell’ansia che ti provoca la sola idea di affrontarlo. Questo genererà altra ansia, che ti causerà ansia e via di seguito. Insomma, il classico cane che si morde la coda.

Perché colleghiamo la nostra produttività all’autostima

Permettiamo alla nostra autostima di dipendere dal valore che diamo alle nostre capacità, collegandole al nostro valore personale. Essere in grado di fare o non fare qualcosa, non deve essere minimamente connesso al tuo valore come persona. Quando la tua mente crea questo collegamento sbagliato, fa nascere la tendenza ad evitare determinati compiti che, se non riuscissero, andrebbero ad impattare negativamente sull’immagine che hai di te e sulla tua autostima.

È un meccanismo da cui è bene allontanarsi, ed è importante capire che se non riesci in qualcosa non dipende da te come persona, ma dal fatto che non hai approfondito abbastanza un determinato argomento, o che il tuo impegno non è stato sufficiente.
Nulla a che vedere con il tipo di persona che sei e il valore che hai.

Perché abbiamo difficoltà a percepire il tempo futuro

Siamo bravissimi a vivere il presente, ma è invece estremamente difficile realizzare che la persona che siamo oggi sarà la stessa che ci sarà tra un anno, e che quello che fai oggi avrà delle dirette conseguenze sul “te” futuro. La tendenza a rimandare, a dire “poi si vedrà” è una sorta di autoinganno, un tentativo cioè di scaricare su altri le proprie responsabilità. Quello che è non immediatamente chiaro, in questo tipo di comportamento, è che l’altro sei tu. E sei sempre tu quello che dovrà trovare un modo per risolvere la situazione.

Procrastinazione e procrastinatori

Quelle che ti ho elencato sono le motivazioni più comuni che inducono a procrastinare, e possono essere mescolate e sovrapposte fra loro fino a creare delle tipologie di procrastinatore.

Te ne elencherò quattro, le più diffuse:

1. L’ansioso

Il procrastinatore ansioso ha paura di sbagliare e di essere giudicato negativamente. Tende quindi a rimandare il più possibile il momento in cui, secondo lui, le sue convinzioni diventeranno realtà e tutti si accorgeranno del suo scarso valore. Rimandando, ovviamente, non si ha alcuna soddisfazione, e persino la vaga sensazione di sollievo che si può provare è macchiata dalla consapevolezza che quel compito è stato solamente posticipato.

Consigli
Cosa può fare, quindi, un ansioso? Per prima cosa, deve capire che gli scenari catastrofici che immagina al 99% non accadranno nella realtà, e che l’unico modo che ha per scoprirlo è agire. Uscendo dalla propria zona di confort l’ansioso scoprirà che, nel 90% dei casi il risultato sarà migliore di quanto aveva immaginato.

2. Il perfezionista

Cioè chi organizza tutto con dovizia di particolari e dettagli, che alla fine aumentano e si moltiplicano fino a diventare ingestibili. Il perfezionista abbandona i suoi progetti proprio perché si rende conto di come siano in realtà diventati troppo complicati e irrealizzabili.

Consiglio
Il perfezionista deve capire che la perfezione non esiste, e che cercarla è un modo come un altro di accampare scuse per non terminare i propri progetti. Quello che deve fare è quindi scrollarsi di dosso tutte le sue convinzioni e cercare solamente di portare a termine il lavoro. Se non sarà perfetto, pazienza, l’importante è che sia fatto.

3. Il sognatore

È colui che ha mille progetti ma non ne realizza nessuno, troppo impegnato a rincorrere l’ultima idea.

Consiglio
Quello che deve fare un sognatore, per essere più concreto, è mettere nero su bianco i propri obiettivi. Creare un piano d’azione da seguire lo aiuterà ad avere un riscontro con la realtà, e a monitorare i suoi passi avanti.

4. L’adrenalinico

Incostante, tende alla noia e ad abbandonare i progetti che rischiano di trasformarsi in una routine. Il problema di questo tipo di procrastinatore è che mira alla soddisfazione immediata, e cioè alla scarica di adrenalina che questa gli provoca. Perché impegnarsi su progetti a lungo termine, se può essere soddisfatto immediatamente? Perché, nei processi a lungo termine, si attiva un neurotrasmettitore di dopamina che, una volta raggiunto l’obiettivo finale, provoca una fortissima sensazione di benessere. Ben più intensa della soddisfazione effimera data dall’adrenalina. Il nostro cervello, inoltre, si programmerà per farci sperimentare quella sensazione ogni volta metteremo in atto un meccanismo simile a quello attuato per i processi a lungo termine.

Consiglio
L’adrenalinico deve costantemente chiedersi come si sentirà quando arriverà all’obiettivo finale, e cercare di immaginare la soddisfazione che proverà in quel momento. Solo così potrà riuscire a proseguire nel suo percorso.

Come smettere di procrastinare?

Cerca di fare attenzione a queste tre cose:

  • La consapevolezza
    Essere consapevoli del perché si hanno certi atteggiamenti e del proprio comportamento è il primo passo per cambiare. Ma come fare? Facendoti delle domande. Chiediti: perché rimando sempre? Cosa rimando sempre? Quando rimando, cosa metto in atto? Che comportamenti ho per rimandare? Cerco scuse? Che scuse utilizzo? Ho delle paure? Quali sono queste paure?
  • La motivazione
    Per raggiugere i tuoi obiettivi hai bisogno di una motivazione. Il problema è che spesso questa viene offuscata dall’ansia e dalla paura. Che fare? Devi cercare di immaginare le sensazioni che avrai nel raggiungere il tuo obiettivo, dove sarai quando accadrà e quali vantaggi avrai. Visualizzando come ti sentirai innescherai il meccanismo della dopamina, necessario a darti la spinta adatta a proseguire.
  • Le tue convinzioni
    Cioè tutto quello in cui credi e che non riesci a mettere in discussione. Le tue credenze sono quelle che condizionano il tuo modo di comportarti, gestire le emozioni, ascoltarti e pensare. Cerca di immaginare quali sono quelle che ti bloccano, che non ti aiutano a portare avanti i tuoi progetti ed obiettivi. Una credenza tipica è il io sono fatto così, che non aiuta a progredire né migliorare, perché non ti consente di metterti in discussione o correggere i tuoi errori. Un’altra credenza molto comune è quella che lega l’autostima al valore personale, di cui ti ho già parlato all’inizio di questo articolo.

E tu, ti sei mai fermato a domandarti quanto i tuoi pensieri condizionino i tuoi comportamenti?

Il mio consiglio è quello di prenderti qualche minuto, ogni giorno, per farti delle domande: non preoccuparti, non devi trovare nessuna risposta. Quello che devi fare è unicamente porti interrogativi, basterà questo a aumentare la tua consapevolezza e migliorare il tuo modo di affrontare problemi e insicurezze.

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