La fine del traffico
C’era una volta il buon vecchio motore di ricerca, con la sua funzione di aggregatore di link. Ma poi Google ha pensato bene di introdurre gli snippet, per offrirci le informazioni direttamente in pagina.
E così i motori di ricerca sono diventati motori di risposta, capaci di succhiare dalla rete tutto quello che ci serve, senza nemmeno doverci far uscire dalla pagina.
Ma non basta: con l’intelligenza artificiale arrivano i motori di creazione, che non ci offrono solo risposte, ma anche analisi e approfondimenti su misura per noi. Insomma, se prima i motori di ricerca erano come i droidi di Star Wars, adesso sono diventati come gli Jedi: sanno esattamente di cosa abbiamo bisogno, prima ancora che lo chiediamo.
Ma attenzione, perché se i nuovi motori di ricerca ci rispondono direttamente, qualcuno si dovrà pure chiedere: che fine farà tutto il traffico che i siti web ricevevano dai motori di ricerca?
E poi, come cambierà l’infrastruttura di internet, basata sui guadagni pubblicitari?
Qualche giorno fa abbiamo provato ad approfondire la questione insieme a Fabio Scalini durante una diretta su YouTube e… no. Non abbiamo risposta. 😀
Eh già, la ricerca è una delle principali fonti di traffico per giornali, magazine e blog.
E adesso? Beh, probabilmente vedranno diminuire sempre di più i visitatori provenienti dai motori di ricerca.
E questo significa meno guadagni dalla pubblicità e meno soldi da investire nella produzione di contenuti.
Immagina di dover pianificare un viaggio in una città che non conosci. In passato, avresti aperto Google e iniziato a cercare informazioni sui luoghi da visitare, le attrazioni turistiche e i ristoranti migliori.
Ma ora, invece, decidi di chiedere ad un’interfaccia come Siri, Alexa o direttamente al tuo computer di darti qualche suggerimento, che risponderanno sempre meglio (su YouTube ci sono video in cui Siri è già stata integrata parzialmente con il motore di ChatGpt).
Dopo aver formulato la tua domanda, ricevi una sola risposta: 42. (se l’hai capita hai almeno 40 anni come me).
Tuttavia, non hai modo di sapere se ci sono opzioni migliori o se i posti suggeriti sono stati scelti solo perché sponsorizzati o perché l’algoritmo li ha valutati in modo positivo.
Possibilità di scelta e valutazione
In questo modo, la tua capacità di valutare e confrontare le informazioni sarà stata completamente disintermediata, e sarai costretto ad affidarti a un algoritmo che potrebbe non tener conto delle tue preferenze o delle tue esigenze specifiche, o potrebbe tenerne conto meglio di te di ciò che ti piace in base ai dati comportamentali, psicologici, sociali, ecc raccolti (per internderci i famosi dati raccolti costantemente dalle decine di app e dispositivi che hai addosso o in tasca).
Il punto qual è: un’attività come Google e interi settori di internet che finora hanno vissuto su un modello di business specifico legato alle visualizzazioni e ai click, come cambierà?
Forse, ed è una considerazione a caldo, noi utenti avremo risparmiato tanto tempo per informarci, per capire qual è il nostro problema e individuare le soluzioni e quel tempo risparmiato lo potremmo impiegare per relazionarci direttamente con una persona dell’azienda che dall’altra parte ci ascolta e ci risponde con tutte le informazioni.
L’esperienza di Bing
Tornando ai motori di ricerca sembra che il nuovo Bing citi le fonti delle informazioni che ci mostra (per quanto in parte) dopo aver effettuato una ricerca con il supporto dell’AI.
E se scorri con il mouse sulle note, ti apparirà un link che ti porterà sul sito da cui l’informazione originale è stata presa.
Ma ovviamente, non possiamo sperare che una cosa così utile possa garantire la stessa quantità di traffico che i motori di ricerca ci hanno abituato a ricevere.
Un modello diverso
Ciò che ci aspetta è la fine del traffico (IMHO), così come lo intendiamo oggi, e di conseguenza il modello pubblicitario che ha reso internet aperto, accessibile e globale per ben tre decenni.
Probabilmente i modelli più funzionali saranno quelli che focalizzano la monetizzazione dell’attenzione, come i social che creano una struttura dalla quale poi è difficile uscire (ciclo dopaminico).
È un po’ come nella taverna di Star Wars… una volta che entri, come fai ad uscire?
Probabilmente diventerà ancora più importante il passaparola per generare viral loop di conoscenza su un’azienda o un prodotto da seguire perché in linea con i nostri bisogni.
Probabilmente diventerà ancora più importante la relazione a lungo termine con i propri clienti, quelli presenti all’interno del proprio CRM che a volte restano dormienti per tutta la vita.
Probabilmente ci sarà la necessità di reinterpretare il concetto di sito web, pensandoli ancor più come piattaforme o prodotti digitali parti integranti dell’esperienza degli utenti che vogliamo coinvolgere.
In questo modo, li motiviamo a passare più tempo possibile sul sito, rendendo l’uscita “scomoda” e poco conveniente.
Come ho scritto in un altro articolo, la centralità umana della relazione andrà ad essere il focus su cui concentrarsi: prodotto e relazione, un po’ come è sempre stato, in fondo.